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Implementare un nuovo sistema o adottare nuovi processi è un percorso che può essere complicato in quanto presuppone un reset dei parametri e la necessità di acquisire nuove conoscenze. Non è raro che l’introduzione di un nuovo sistema porti problemi, e non è raro soprattutto che questi problemi risultino quasi insormontabili fino a intaccare l’operatività dell’organizzazione. Le statistiche riportano che solo una percentuale variabile tra il 14 ed il 18% di chi affronta un cambio di sistema dichiara che il progetto è stato di successo, una percentuale analoga dichiara che il progetto è stato abbandonato (fallito), il resto dichiara che il progetto è stato problematico, non ha sortito gli effetti sperati, ha deluso le aspettative (oltre il 60%).
I fattori che determinano un insuccesso o solo un parziale successo sono molteplici e molti dipendono dall’insieme delle caratteristiche di azienda+software, ma c’è un elemento comune a tutti gli studi: il fattore umano.
Il grafico mostra il percorso di reazione di fronte al cambiamento nella media delle situazioni: questo si affianca al percorso di implementazione del cambiamento e ne può inficiare il risultato se il tempo necessario al raggiungimento dell’accettazione è estremamente lungo rispetto al raggiungimento dell’operatività del nuovo sistema.
Ma cos’è che rende così critica la reazione al cambiamento tanto da poter complicare un processo di cambiamento messo in atto col fine di migliorare l’efficacia, il risultato e la soddisfazione delle persone che compongono la nostra organizzazione? E’ la mancanza di supporto alla conoscenza che rallenta il raggiungimento dell’accettazione. Questa mancanza è chiaramente visibile e tangibile nella maggior parte dei processi di cambiamento: la supposizione che il cambiamento avvenga per migliorare porta a pensare che l’accettazione debba presentarsi in un click (da parte dei consulenti, dei project manager e spesso della leadership aziendale) e non richieda nessuno sforzo aggiuntivo, ma non è così.
In questo punto della storia si vede un’altra fondamentale differenza tra la sfera DDMRP e le altre soluzioni APS: l’Educazione. Il Demand Driven Institute rende l’educazione una parte integrante del processo di approccio alla metodologia DDMRP in quanto è proprio dalla conoscenza della materia che parte il processo di cambiamento, e non viceversa. Il percorso formativo non è a disposizione solo di chi lavora dalla parte propositiva, è a disposizione ed è reso necessario anche per chi andrà a operare a qualsiasi livello all’interno del modello, quindi anche per la leadership.
La rete di Istruttori Qualificati rende possibile il processo di condivisione della conoscenza, e il processo di certificazione dei vari livelli crea un percorso professionale per chi utilizza il Demand Driven Operational Model all’interno delle aziende: il risultato è l’accorciamento del tempo di accettazione, la mitigazione dei fattori negativi in questo processo, la crescita professionale delle persone e il raggiungimento dell’obiettivo in maniera organizzata e veloce.
L’attenzione alle persone e alla conoscenza è un’altra buona ragione per adottare DDMRP. Se volete scoprirne delle altre: “DDMRP e sostenibilità” “La strada giusta” “Un’altra buona ragione“
Più informazioni sulla metodologia e sull’educazione: Demand Driven Institute
Più informazioni sulle applicazioni software:
B2Wise, Think Flow SHEA Global, your strategic Partner DDMRP for Dynamics
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5 pensieri riguardo “DDMRP e educazione: un nodo fondamentale”