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Qualche giorno fa ho ascoltato un podcast a proposito di come cambia o cambierà il concetto di “Casa” a seguito dell’improvvisa esplosione di Smartworking o Lavoro da casa che le aziende stanno sponsorizzando, o spingendo o imponendo per adattarsi al cosiddetto “new normal”.
L’ascolto mi ha ispirato un esercizio mentale profondo perché ho messo insieme parecchi diversi punti di vista che ho vissuto, letto o ascoltato nel corso degli ultimi 6 mesi. Alla fine di questo esercizio quello che è scaturito è che la situazione non è per nulla lineare e semplice come si potrebbe pensare. Se cerchiamo di avere una visione di insieme o di guardare da 10 mila metri di altezza si vedono così tanti elementi interconnessi che rendono l’analisi veramente complessa e aprono al rischio di semplificare guardando solo ai benefici perdendo di vista gli svantaggi.
Lavoro in Smartworking da 13 anni e per me significa non avere un ufficio fisso in cui recarmi, ho una postazione in casa e comunque posso lavorare da qualsiasi posto, che sia un aeroporto, un hotel, un mezzo di trasporto, un ufficio dove mi sono recato in visita, una casa di un amico o un bar, anche dalla spiaggia dopo aver fatto una bella nuotata. Ho impiegato qualche anno per imparare a essere efficace al 100%, a essere disponibile quando necessario e a gestire il tempo: l’inizio è stato un po’ difficile (risolvendo con tanto extra nei momenti più strani del giorno o della notte) ma ora mi sento veramente a posto, quasi un esperto.
Il corrente approccio allo Smartworking è presentato oggi come una necessità dovuta alle restrizioni di tempo e movimento che stiamo affrontando: ok, è una necessità. Ma il primo errore è chiamarla “una necessità di Smartworking” quando non lo è: è una necessità di Lavoro da Casa. Chi deve condurre compiti o mansioni giornalieri, chi deve consegnare parte di un processo da trasferire al livello successivo, o chi deve riferire ad altre persone difficilmente può fare dello Smartworking senza cambiare il modo di lavorare, infatti viene loro richiesto il Lavoro da Casa. Ho l’impressione che la maggioranza di chi è coinvolto in questo cambio epocale non si gode o non si godrà il bello dello Smartworking ma semplicemente cambierà la propria “sede” di lavoro. E molto probabilmente chi invece può effettivamente lavorare in Smartworking lo sta già facendo dato che molte aziende avevano già intrapreso questo approccio più moderno da tempo. Trasformare in Lavoro da Casa l’ampio e articolato gruppo di chi lavorava in ufficio ha anche molti svantaggi che dovrebbero essere presi in considerazione visto l’importante impatto che questi cambi hanno sulla vita. Il cambiamento deve essere sostenibile ma per il momento non è approcciato in questo modo. Ricordo che sostenibilità non è una parola relativa solo all’ambiente, ma è egualmente importante nel campo sociale ed economico: se guardiamo da questo punto di vista allora è molto più chiaro dove si annidano gli svantaggi.
Le Città dovranno cambiare le loro strutture economiche, certamente Smartworking e Lavoro da Casa porteranno molte meno persone e si spenderanno molti meno soldi per i servizi che fino a ora reggevano l’economia delle città; anche il mercato immobiliare si restringerà, in volume e in valore.
L’organizzazione delle case dovrà essere rivista, con un problema: in molti non potranno permettersi una casa più grande per assorbire la necessità di extra spazio che invece le Aziende inizieranno a risparmiare. Praticamente le Aziende avranno un risparmio di costi sui capitoli immobiliari a discapito delle spese delle famiglie, che aumenteranno.
L’organizzazione della vita vedrà sostanziali novità: per esempio tutte le attività legate ai figli, dalla scuola allo sport agli asili lavoreranno con ritmi e necessità differenti; oltre a questo le persone dovranno imparare a coabitare e condividere gli spazi, molto diverso dal concetto di vivere insieme che abbiamo oggi.
La vita sociale tenderà a ridursi: il lavoro in ufficio ha un incredibile valore sociale (incluso il doversi spostare per andarci) che andrà perduto col Lavoro da Casa; penso anche che sarà molto più difficile creare e mantenere team efficienti e funzionali dato che socializzare è una parte integrante del costruire la fiducia.
Siamo tutti individui differenti e Jung ci ha insegnato la questione Estroverso e Introverso: chiudere tutti nelle loro case per lavorare a me sembra lo stesso tipo di errore del forzare tutti a lavorare in open space!
A questo punto non vedo una grande innovazione in questa forte spinta a Lavorare da Casa, mi sembra più una reazione “conveniente” e non un passo verso un Mondo migliore e più sostenibile.
Se applichiamo un “greewashing” al significato del Lavoro da Casa senza considerare il vero impatto, rischiamo un grande passo indietro, finendo a lavorare allo stesso modo ma in un ambiente diverso.
Sappiamo anche che ci sono tanti benefici, e alcuni sono veramente importanti come la riduzione del pendolarismo o dei trasferimenti, il costo degli stessi, la diminuzione dell’inquinamento e molto più tempo per godersi la famiglia o gli amici o le varie attività. Quindi qual è la soluzione? Io credo che avremo bisogno degli uffici, della vita sociale al lavoro, dei contatti umani dato che è il nostro modo di essere, siamo umani, integrando il giusto lavoro da remoto dove e quando possibile ma attivando lo Smartworking (e non il lavoro da casa), accendendo il processo di cambiamento per costruire delle comunità che socializzino in modo diverso, che siano meno stressate dal lavoro e con molto più tempo per godersi il tempo e la vita. Questa è innovazione ed è dove le aziende dovrebbero investire molto (di più): lavorare diversamente in ambienti diversi. Sembrano cose da pazzi, ma questa è la strada e (forse) potrebbe essere la volta buona per un saggio cambiamento del concetto di business che potrebbe portare qualcosa di buono per il futuro.
“Innovators are the ones whose dreams are clearer than the reality that tells them they’re crazy.” (Simon Sinek)
Il podcast a cui mi sono riferito è “Casa” da “Parole per conoscersi” di Annamaria Anelli
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