(per la versione in Inglese clicca qui)
Quando approccio una conversazione o una lezione centrata sul teamwork uno dei princìpi fondamentali che elaboro si fonda sulle relazioni tra i componenti di quell’organizzazione. La relazione è infatti la base necessaria per creare una rete di agganci e connessioni che permetterà di generare efficacia e rendere quell’organizzazione funzionale. Non è l’unica cosa necessaria, bene inteso, ma è uno di quei fondamenti senza i quali non c’è speranza di muoversi in avanti.
Ci sono numerosi fattori che definiscono una relazione come efficiente, ma i più importanti o quelli considerati universali sono: comprendere il ruolo degli altri, avere un rapporto trasparente, comunicare in modo chiaro e semplice. È la relazione dunque (e non gli elementi stessi) quello che permette a elementi distinti di interagire tra loro e produrre un risultato. Avere gli elementi migliori privi di relazioni efficaci non porta ai risultati necessari. Ne è di grande esempio lo studio della Deloitte University Press condotto sul ROA (Return On Asset) in USA dal 1965 al 2012: nonostante il raddoppio della produttività della mano d’opera e l’incremento costante della tecnologia nel campo informatico (MRP > MRP II > ERP), il ROA si è costantemente ridotto. Evidentemente la relazione tra tutti gli attori non ha funzionato.
Oggi provo a fare un esercizio e provo a traslare questi concetti in una organizzazione complessa come l’ambiente di pianificazione, in uno scenario Demand Driven, costituita da persone, materiali, obiettivi, vincoli, strumenti e software. Le persone direttamente coinvolte nel lavoro della pianificazione (1) e quelle in qualche modo interessate dallo stesso (2), l’inventario da gestire (3), il livello di servizio da raggiungere (4), l’azienda (5), lo strumento DDMRP (6) e l’applicazione necessaria (7).
Non ci sono relazioni univoche in questo sistema: basti pensare che il pianificatore (1) gestisce un inventario (3) all’interno dei limiti di capacità (5) per raggiungere un determinato livello di servizio (4) utilizzando il metodo DDMRP (6) attraverso l’uso di un software (7) e interfacciandosi con altre persone per la gestione del DDS&OP (2). È un sistema, una rete, non un processo lineare.
Risulta chiaro che essere Demand Driven vuol dire creare una rete di relazioni, o meglio essere Demand Driven ci spinge a costruire una rete di relazioni per raggiungere i risultati e gli obiettivi.
Ricapitolo le caratteristiche di relazioni efficaci: comprendere il ruolo degli altri (A), avere un rapporto trasparente (B), comunicare in modo chiaro e semplice (C). Il metodo DDMRP richiede e assegna una chiara definizione di ruoli e compiti perché ogni azione è riferita al proprio range rilevante (A); DDMRP richiede training e conoscenza a monte dell’applicazione (ricordiamo il “thoughtware before software” di b2wise) e dunque ognuno sa cosa, come e perché deve fare (B); DDMRP dà segnali semplici e chiari e facilmente comprensibili, sia tra i suoi punti di disaccoppiamento, sia verso gli operatori (C).
Essere Demand Driven vuol dire trasformare l’ambiente in un Team, dove i componenti del team non sono solo le persone, ma l’intero sistema che include i 7 attori principali descritti poco sopra. Ma non basta essere un Team per raggiungere gli obiettivi, il Team deve essere funzionale. Prendo spunto da Patrick Lencioni e il suo “The five dysfunctions of a Team” per fare la seguente valutazione: Demand Driven nella mia visione come un Team, ha la possibilità di essere funzionale?
Le 5 caratteristiche che determinano la funzionalità di un Team sono: fiducia (1), confronto (2), impegno (3), responsabilità (4), attenzione ai risultati (5).
√ Il training è l’elemento base e iniziale del DDMRP, e prosegue: chi opera in DDMRP conosce logica, calcoli meccanismi, e dunque opera con fiducia (1).
√ La trasparenza e la chiarezza dei segnali inducono la possibilità di confronti salutari e produttivi (2).
√ La facilità di utilizzo, la semplicità di gestione della pianificazione e del DDS&OP rendono l’impegno costante e gratificante (3).
√ Il link diretto tra azioni/compiti con il range rilevante definisce le responsabilità di ciascuno (4).
√ Con una quantità di KPI disponibili più le possibili integrazioni del software con altre applicazioni di analisi, i risultati sono monitorati e restituiscono feedback super-completo (5).
Essere Demand Driven vuol dire essere un grande Team funzionale: come fare? Il primo passo è informarsi, il secondo è pensare a un corso DDPP (Demand Driven Planner Professional), il terzo è approfondire e iniziare la trasformazione.
Vi invito a contattarmi e sarò felice di dare supporto e tutte le informazioni aggiuntive sulla metodologia e le applicazioni e sui corsi DDP (Demand Driven Planner) che sono disponibili e sono il miglior strumento per comprendere come funziona DDMRP, la sua efficacia e, soprattutto, la sua effettiva semplicità!
Più informazioni sulla metodologia e sull’educazione:
Demand Driven Institute
Più informazioni sulle applicazioni software:
b2Wise, Think Flow
b2wise, i webinar
Ecco alcuni altri articoli sulle applicazioni DDMRP:
DDMRP e sostenibilità: dov’è il link?
DDMRP e educazione: un nodo fondamentale
https://www.linkedin.com/pulse/why-ddmrp-were-taking-right-path-luigi-rognoni
https://www.linkedin.com/pulse/ddmrp-another-good-reason-adopt-luigi-rognoni
DDMRP and related information © copyright 2021 Demand Driven Institute, all rights reserved